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Cosa è peggio della morte? Uccidere e sentirsi in colpa. Se pensi di farcela, e dopo ti accorgi di aver sopravvalutato la capacità di dimenticare, allora sei vicino alla fine. Erano amici, erano giovani e senza scrupoli. Davanti a loro avevano una strada in discesa, un posto garantito nel mondo della finanza. Tutto sembrava dovuto, i soldi facili un dettaglio, poi sono stati fottuti. È successo velocemente, troppo velocemente, e hanno perso l'unica cosa che conta davvero: la credibilità. La punizione progettata dopo mesi di appostamenti doveva apparire come un gesto simbolico, invece si è trasformata in una tragedia: un omicidio, per essere precisi. C'è una sola via di fuga: affidare la propria confessione a un perfetto estraneo, scelto a caso dal destino e tenuto in ostaggio per qualche ora. Ma ciò non sarà sufficiente: la voce della vendetta con il passare del tempo assume autorevolezza, diventa insistente, pragmatica. Diventa improrogabile.