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Il drammaturgo gotico Ulisse Barbieri (1841-1899) approfitta del dramma nazionale francese costituito dall'assedio prussiano a Parigi (inverno 1870-71) per realizzare una pièce popolare strappalacrime, provocatoriamente repubblicana e sottilmente cinica. Un antesignano scenario urbano "apocalittico", dove la popolazione alla fame è costretta a mangiare cani, gatti, topi ed elefanti, si scioglie in un finale allegorico che testimonia la precoce presenza, al tempo, di una cultura pacifista.