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Con questo libro Vincenzo Ceruso esordisce nel mondo della poesia. I versi di Ceruso spaziano dal Cristianesimo all'Islam, dalla guerra in Siria alla liberazione dell'Algeria, dalla Sicilia all'Africa, dal tema dell'immigrazione alle profezie di Pasolini. Come scrive il giornalista e scrittore Davide Camarrone nella sua prefazione, "Le poesie di Vincenzo Ceruso sanno di canapa bene asciutta e cotoni ancora grezzi, filati appena, pazientemente, a mano, sui telai dei libri letti e riletti o solo ricordati, degli sguardi più profondi, della memoria di ciò che è stato". Secondo Camarrone, "In quelle trame di canape e cotoni sfilacciati, da ricomporsi tra le dita per filarne un verso e poi un altro, compaiono i Testamenti e l'incanto del teatro, l'Amor Dei e l'ombra della Caverna. Citazioni come trame fittissime di sentimenti, e sogni: del Sogno di una cosa, il primo romanzo di Pasolini, storia di migrazioni e contadini al tempo del riparto delle terre incolte; del sogno di una cosa che si chiama giustizia e che oggi pare nulla".