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"Siamo poi così certi di desiderare veramente alcune cose o non è piuttosto la paura del ridicolo e dell'ignoto che suggerisce risposte e atteggiamenti diversi, nella sostanza, da ciò che veramente desideriamo? Rimanere fanciulli è la forza che salva l'uomo dall'abbrutimento e dal piatto qualunquismo di una esistenza già fin troppo spesso banale e scontata nel pietismo dannoso, nell'egocentrismo più duro, nell'arrivismo che non tiene conto della misericordia; rimanere fanciulli come "il tempo che gioca movendo le tessere di una scacchiera" ci rende padroni e consente, allo spirito, le contrapposizioni". Partendo da questi presupposti, Anna Maria Poggi, nelle "Ceneri della fenice", narra la storia di Virginia, trentaquattro anni e un temperamento senza tempo. Bella e sensuale, è una donna impegnata con un amore che le riempie la vita, seppure a metà. Quando X la vede per la prima volta, in un giorno di pioggia, rifugiandosi sotto il suo ombrello e guardandola negli occhi, ne è subito conquistato... Nascerà tra loro una storia che, nonostante la notevole differenza anagrafica, attraverserà le vite di ognuno, rendendo ad entrambi la gratitudine di un finale perfetto.