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"Vengo sparato fuori dal treno. A momenti cado. Il tempo di rimettermi in sesto e vengo accerchiato. Una quantità di prossimo pazzesca, un'orda lanzichenecca che assale lo spazio per fottere ogni centimetro. Mi ci ritrovo dentro, mentre l'uscita comincia ad intasarsi. C'è chi urla, chi ride. C'è chi, disperato per il ritardo e con la paura di perdere l'ultimo treno utile per lasciare Roma, si trasforma in una belva. E spinge, sgomita e strepita affinché lo si lasci passare. Ci si muove piano, mezzo passo la volta, uno incollato all'altro. In una forma di contatto che non ha niente di umano. In un trionfo di isteria che nessun buonsenso può e potrà battere. Le scale si avvicinano con una lentezza agghiacciante. Sembrano volerti portare giù, più giù, in qualche specie di inferno".