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L'autrice di questo libro racconta l'esperienza di un laboratorio teatrale nato nel centro diurno di un ex manicomio italiano e la contestualizza su due versanti: analizzando il Lohengrin di Richard Wagner e proponendo alcune pagine del suo diario intimo. È prestata particolare attenzione alla problematica del compito - in questo caso assegnato dal regista - e al concetto di interdetto, caro a molte leggende di differenti culture. La tesi dell'autrice è che l'interdetto esista per essere trasgredito, e questo valga anche per il compito: il suo superamento, ottenuto attraverso il lavoro, attraverso la costruzione di uno spazio, un tempo e un corpo, come presupposto necessario per il processo creativo. È proposto anche il concetto di non-separazione, che con Wagner ha rappresentato una rivoluzione nell'ambito del linguaggio musicale.