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In questo libro l'autore Gilberto Villa descrive le vicissitudini e le abitudini secolari nello sfamare con le carni la popolazione locale. I fatti si svolgono in un contesto romagnolo per le usanze e gli attori, ravennati ma ancora forlivesi o cesenati o imolesi e perfino bolognesi. Qui il piacere della "ciccia" e la sua cultura si accomunano a quella del pane, della pasta all'uovo fatta in casa e anche del pesce. Si vede crescere una spontanea piramide alimentare, che poggia sui primari prodotti locali. Con essa e con le credenze dietetiche o salutari del tempo, si diffondono i mangiari tradizionali. Carne sì, carne no: appartiene al dibattito odierno. Si può rinvenire soprattutto la storia materiale di un'arte o mestiere, che si tramanda fino ai nostri giorni. Dietro tutto sta il personaggio del macellaio con le sue connotazioni popolaresche, con la braciola di castrato e la susèza mata, ma anche con l'abilità chirurgica di tagli culinarisempre più raffinati.