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Un viaggio in autostop tra villaggi arabi ed imazighen, due viandanti senza bussola e una carrellata di uomini e donne ben disposti ad accoglierli: è quanto custodiscono queste pagine a metà strada tra il reportage e il racconto. Lungo tutto il tragitto da Fez al Sahara, attraverso l'Atlas e le oasi del Tafilalet, e poi a sud, fino a Marrakech, lungo le valli aride, bagnate di verde, della Vallée de Roses, sono le persone incontrate, le loro storie e l'ospitalità ricevuta a rivelare il Marocco e a scandire il tempo della narrazione, mentre i luoghi visitati fanno da cornice a un diario di riflessioni che utilizzano la strada per uscire allo scoperto. Il viaggio diventa allora un esercizio di cammino e di incontri, una pratica di vita essenziale, libera e aperta - e magari anche precaria, nella sua accezione più spirituale -, un esperimento in provetta di un modello di vita basato su lentezza e fiducia e sulla consapevolezza che quando si esce dal proprio guscio, in alcune circostanze e per approssimazioni, si diventa semplicemente occhi e piedi e le esperienze e gli incontri si manifestano in purezza.