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Bastano dei ricordi, un foglio di carta e una matita per cambiare prospettiva. Ed ecco che il chirurgo diventa un manovale pieno si sé, la morte una scocciatura di fogli da compilare, l'ambulatorio una catena di montaggio, la sala operatoria una macelleria di carne umana, il paziente un numero da dimettere al più presto evitando possibilmente un coinvolgimento legale. La medicina smitizzata, enucleata del suo aspetto vocazionale. Il paziente visto dalla parte del medico disilluso, stufo di dover visitare malati immaginari e spazientito nel vedersi attorno più amministrativi che colleghi. Non è tutto nero però. C'è spazio per momenti divertenti, per l'amicizia e per l'amore. La solitudine fa da sfondo a questa carrellata di ricordi, scritti da un vecchio murato vivo in quello che ora chiamano "lungodegenza" ma che non è altro che la sala d'aspetto della morte.