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In questo libro Carlo Belli ci restituisce un ritratto sorprendentemente vivido e realistico, nonostante le venature a tratti persino epiche, di una fase cruciale della vita culturale italiana fra la Prima e la Seconda guerra mondiale. Un gruppo di giovani architetti facenti capo al Politecnico di Milano - il cosiddetto «Gruppo 7» - propone un manifesto teorico e una serie di progetti che verranno esposti sia in Italia che in varie sedi internazionali, in cui si contemperano una versione radicale del razionalismo e un richiamo originalissimo alle radici «mediterranee» della nostra tradizione. Gli architetti in questione sono Luigi Figini, Gino Pollini, Guido Frette, Sebastiano Larco Silva, Carlo Enrico Rava, Giuseppe Terragni e Ubaldo Castagnoli, quest'ultimo poi sostituito da Adalberto Libera. Si tratta di coloro che attraverso le loro opere faranno uscire l'architettura italiana dalle secche del provincialismo per portarla all'avanguardia rispetto all'Europa e al mondo. Tutti i grandi architetti italiani ancora oggi celebrati nel mondo - dai vari Fuksas, Renzo Piano, Boeri ecc. - si possono considerare epigoni rispetto a quei pionieri, le cui opere, dal quartiere EUR a Roma alla Casa del Fascio di Como, sono forse gli ultimi grandi frutti prodotti in campo artistico dall'Italia.