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Serao è donna così che sa parlare al cuore e sa scongelare il mondo ghiacciato dell'indifferenza. È contro ogni forma di artificio. L'infanzia va restituita a se stessa, purtroppo la modernità ha stravolto come le stagioni, anche quelle della vita. In questa la Serao è stata profetica. Dopo la sbornia ideologica è tempo così di restituire l'autore ai lettori. Opera meritevole dell'editore Bascetta è di ripresentare questo testo ad una società, ad una cultura, ad una psicologia che ha smarrito l'anima e l'ha ridotta a cosa, a energia, a flusso o stato di percezioni. Matilde Serao parla dell'anima alle anime, ma non rinunzia al corpo, al suo peso, alla sua sofferenza, alle sue gioie. Diceva Carlo Nazzaro: "Sedeva su di un'ampia poltrona, dietro una piccola scrivania, gli occhi dolci dei miopi, gli occhi di Zola e di Daudet illuminavano la stanza dal cui balcone saliva largo il respiro della galleria, della folla che vociava a quell'ora nella crociera... La sua voce, ora stridola e acuta, ora calda e melodiosa, infiammata da improvvisi scoppi che dovevano sentirsi fin giù nella galleria, aveva accenti di requisitoria...