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Siamo nella Roma di inizio Ottocento e sullo sfondo di strade, locande, studi di artisti e salotti mondani, si intrecciano le vite, l'arte e le sorti dei tre celebri poeti romantici inglesi Lord George Gordon Byron, Percy Bysshe Shelley e John Keats. Intorno a loro la beltà e le miserie di una Roma meta agognata di artisti, antiquari truffaldini e vagabondi, una Roma sublime e desolata, cosmopolita e provinciale, con i suoi ruderi, le sue feste popolari, le sue credenze. Il soggiorno romano di Byron, Shelley e Keats a Roma offre ai tre poeti, malfamati, diseredati e semisconosciuti (fatta eccezione per Lord Byron verso cui il mondo romano nutre una spasmodica curiosità), visioni, suggestioni e pensieri metafisici, e fa da palcoscenico ad avvenimenti intimi che cambiano il loro modo di essere. Li accomuna l'esperienza della morte: Byron assiste ad una esecuzione capitale a Piazza del Popolo che lo sconvolge. A Shelley muore suo figlio William a Via del Corso, mentre Keats spira poco dopo in una pensione ai piedi di Piazza di Spagna. La voce narrante è quella un giovanotto di Copenhagen, Christian Abrahams, che arriva nella Roma degli artisti e sotto l'ala protettiva dello scultore Thorvaldsen si mette sulle tracce di Byron, Shelley e Keats, rimanendo inviluppato inesorabilmente nei loro destini.