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Il testo nasce da una tesi di Master in Trattamento multidisciplinare dei Disturbi Alimentari, discussa presso l' Ateneo di Bologna, relativa alla cosiddetta "santa anoressia" così come essa è stata proposta da Rudolph Bell nel suo celebre studio storico, e poi discussa e riformulata da autori successivi. Il concetto di santa anoressia è sinteticamente esposto e interrogato in virtù della sua tesi etiologica dominante, proposta da Bell con fermezza e costanza eppure mai davvero argomentata: la cosiddetta santa anoressia come forma di emancipazione femminile, agita tramite il digiuno e la vita di clausura, dalla sopraffazione culturale e politica perpetrata dal mondo maschile medioevale e tardorinascimentale. La parziale obiezione alla tesi belliana è qui introdotta non sul piano storico, ma su quello psicologico: tratto comune che congiunge la cosiddetta santa anoressia antica con il sintomo alimentare contemporaneo sembrerebbe infatti essere un peculiare modo di intendere e vivere la pratica della scrittura. Come includere e rilanciare questo elemento, sospeso tra la dimensione letteraria e quella psicologica, nella clinica contemporanea, ove si rivela sempre più complessa la questione delle cure in regime di non ricovero?