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Questo romanzo breve, autobiografico e malinconico, è un grido di dolore, una protesta contro chi ha il potere di migliorare la salute di coloro che l'hanno persa o di coloro che non l'hanno mai avuta. Una protesta contro chi non sempre ascolta i familiari dei pazienti e contro chi vede nei malati solo delle cavie per esperimenti. Carmen Salis ci stupisce con l'altra sé. Gianna era sua sorella, Gianna non è stata fortunata, era bipolare, dunque soggetta a sbalzi repentini d'umore. Carmen Salis racconta "Gianna" con un'introspezione narrativa fuori dal comune e permette al lettore di pensare alle proprie dinamiche familiari, a come solo da adulti si impara a perdonare se stessi, fratelli e genitori, anche attraverso la rabbia e la solitudine. Ci porta in un mondo dove i pregiudizi fanno spazio alla verità di eventi e intenti.