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Nietzsche impone alla filosofia un pensiero della relazione che pensa la relazione oggettiva senza cessare di esserne a favore della sostanza, né sorgendo in opposizione dialettica ad essa. Un pensiero della relazione consapevole che è soltanto attraverso "un" pensiero della relazione che la relazione può essere pensata, ma che rifugge tuttavia la tentazione di porsi come "il" pensiero della relazione che si pensa mediante "un" pensiero della relazione. Un pensiero che riconosce così l'impossibilità di porsi come nient'altro che "un" pensiero della relazione, e quindi un pensiero finito che, assumendola, tenta comunque di distanziarsi da tale finitudine, pur permanendo in essa. Quasi un pensiero interno ed esterno a se stesso, poiché nel pensare, e tramite il pensare, prende atto che sta pensando e mette in questione gli strumenti a cui ricorre per pensare. Ciò rinvia alla necessità per la filosofia di vedere "da cento occhi", secondo una traiettoria che dal mondo inorganico e organico raggiunge la socialità umana, in cui la relazione si apre alla sfera della politica. In vista di una democrazia che Nietzsche intende come "qualcosa di futuro", in chiave inclusiva e non escludente.