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La scuola, molti lo sanno, pochi lo ammettono, è un dinosauro esanime, fuori dal presente. Gli insegnanti sono astronomi con il telescopio puntato su stelle estinte: i bambini, i ragazzi, i giovani che abitano nella loro testa, sono persone immaginarie che non esistono più. La baracca scricchiola da ogni parte, e per salvarla, occorre cambiare radicalmente strada. È possibile? Sì. Si può fare molto, moltissimo, perfino la rivoluzione. Tutto dipende dal rapporto nuovo che i genitori vogliono e possono creare con i loro figli nei primi anni di vita e poi gli insegnanti con i loro allievi. Il "Manifesto per una rivoluzione della scuola" è un urlo dolcissimo e dolente tra il passato e il futuro della scuola. È la proposta di una rivoluzione possibile. Il testo individua un motore universale, "il gioco", e ne sviluppa l'importanza e la serietà lungo gli anni della vita in modo da renderlo "produttivo" dall'infanzia all'età adulta. Il "Manifesto" non propone un metodo. Indica un percorso possibile. Facile. Realizzabile. Il libro è suddiviso in tre parti. E una sorpresa. La prima parte è una ecografia della scuola dove si legge come funziona oggi. Male. Malissimo. Non sempre. Non tutto. Quasi. La seconda racconta, senza ricette preconfezionate, come fare la rivoluzione. Strada percorribile con il sorriso. La terza, l'epilogo, semplice esemplificazione del percorso di realizzazione. La sorpresa: i brividi di memoria leggibili come pause o frammenti narrativi.