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In questa silloge l'autrice non ha disorientamenti nel procedere tra veglia e sonno; con un linguaggio sorvegliato e intenso si fa, piuttosto, capace e testimone di aggiustamenti emotivi misurati sulla continuità di un dialogo speculativo con il proprio Io e con l'Altro, le due facce di una medesima medaglia che spingono al ripiegamento sul senso della propria esistenza, all'introversione.