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"La scrittura di Marco Onofrio ne "Le catene del sole" oscilla - con geniale funambolismo - fra capricci lessicali e paradossi alla Rabelais, del quale condivide la spregiudicata e deformante osservazione della realtà, ed autentico impegno di denuncia d'orrori quotidiani, sia pur velati e caricaturati con esplosiva surrealtà. [...] È soprattutto la parola e l'etica di Gadda, il suo registro grottesco al servizio d'una indignazione civile e morale, a percorrere il poemetto multicorde di Marco Onofrio, ed è un impasto linguistico d'esuberante matrice gaddiana a caratterizzarlo esplicitamente [...]". (Dalla prefazione di Vittorio Maria de Bonis)