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Con i quattro racconti riuniti sotto il titolo «Trionfo del tempo», scritti nel 2006, Quignard inaugura un nuovo genere narrativo: un racconto-cornice, che racchiude tre racconti interni come «una sonata di racconti», inizia con un ricordo d'infanzia doloroso, termina con un Lied di Schubert, quasi una ninna nanna dove riecheggiano le canzoni che la giovane balia tedesca gli cantava da piccolo per addormentarlo. In mezzo, la storia di un uomo che deve vagare a lungo prima di saper amare; l'incontro di Racine bambino con l'ombra di Virgilio; l'arrivo di un mendicante che viene dal mondo dei morti. Da una storia all'altra il lettore, portato in un altro mondo e in un altro tempo, non può che abbandonarsi al movimento visionario della scrittura. È il tempo del sogno che trionfa: tempo dei fantasmi, dell'eterno ritorno, della sopravvivenza, della ripetizione di un tema nelle sue infinite variazioni. Segue il racconto «La voce perduta», scritto 15 anni prima, dove l'ossessione di Quignard per il tempo fuori del tempo, per il mondo d'oscurità, d'acqua, di suoni da cui veniamo e di un impossibile ritorno, trova espressione delicata e potente grazie alla forma del racconto fantastico.