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Personaggi diversi ma uniti dalla riluttanza verso qualsiasi tipo di compromesso politico e letterario, Giuseppe Berto e Antonio Delfini sono i perfetti scrittori controcorrente. Il primo, odiato dai salotti letterari per aver rifiutato il presunto primato del marxismo sulla cultura degli anni '60, per Massimo Fini fu «lo scrittore più stroncato d'Italia». Non gli furono sufficienti, per essere celebrato, i prestigiosi premi letterari vinti e le centinaia di migliaia di copie vendute. Al secondo, invece, non è toccato analogo successo ma ha avuto ciò che in parte è mancato a Berto: il consenso dei lettori influenti (Pasolini, Montale, Natalia Ginzburg e Giorgio Agamben tra gli altri). Entrambi hanno saputo dare una lettura fuori dagli schemi degli anni tragici del nostro paese: il ventennio, il conflitto mondiale, la guerra civile, la contraddittoria ricostruzione. Ed entrambi meritano di essere riscoperti.