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"Voci di Confine" propone, nelle intenzioni dell'autore, una trama ai confini della coscienza tra il nulla, il niente, l'abisso, l'infinito, l'assenza, la vacuità e la morte come ultimo inevitabile sconosciuto inestricabile traguardo. Lo sfondo di tutto questo è il voler conoscere, la spinta interiore a voler comprendere, la ricerca che non avrà mai fine, e quindi la presa di coscienza dell'insipienza e dell'incomunicabilità di ciò che abita nelle profondità più remote segrete e impronunciabili dell'animo umano. Una fluidità di coscienza oltre che di immaginazione visiva caratterizza le poesie, in un continuo alternato che dilata le immagini in cale e pause di ritmo, per poi rimetterle in movimento al passo veloce della sua musica. E la chiave di volta di questa intensa poesia esistenziale sono certe oscillazioni debordanti, a segnare le quali intervengono iterazioni e divaricazioni, assonanze ed accordi. Sono le intenzioni a cui corrisponde lo sforzo appunto esistenzialmente ripagato del conoscere se stessi fin dove si possa e si riesca, al di là di tutto e nonostante tutto, perché è l'unica cosa che alla fine conta nella vita. Tale percorso di autoconoscenza si traduce in una lingua intarsiata, specchio di quella condizione psicologica che continuamente si divarica nel groviglio del pensiero, che è il groviglio stesso dell'esistenza, in cui si agitano tutti i motivi e tutte le occasioni: gli affetti, l'amicizia, la morte, il tempo, la sofferenza, la storia, il mondo.