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Il capitalismo senza più regole, freni, mediazioni degli ultimi decenni, quello che chiamiamo neoliberismo, è un capitalismo unicamente predatorio. Metaforicamente parlando, ha sostituito agli eserciti le compagnie di ventura. E non solo metaforicamente. Il potere degli Stati nazionali viene eroso di giorno in giorno e trasferito a organismi sovranazionali sui quali i popoli non hanno alcun controllo. Si tratta di un accentramento di poteri che non ha precedenti nella storia della società umana. Il capitalista "moderno" non ha una vocazione, a parte quella di fare denaro. Non è un'industriale, un produttore di merci, legato a un certo tipo di materiali, strumenti, conoscenze, tecniche e mercati; è un nomade che esplora territori per trovare dove è più redditizio investire; un avventuriero speculatore che crea mercati dal nulla, servendosi di mode e bisogni indotti ma anche creando il bisogno attraverso la distruzione delle economie locali. Gli investimenti si spostano da un settore all'altro, da una zona del mondo a un'altra, di mese in mese, di giorno in giorno. I farmaci sono quotati in borsa, sono un ottimo mercato a patto che non ci siano più persone sane o reputate tali; terre e campi, acque e foreste, sottosuoli e oceani, paesaggi, coste, esseri umani, sentimenti sono merci, si tratta solo di capire come venderli, come "creare un mercato". È questo, oggi, il lavoro del capitalista e dei suoi satelliti. E tra questi satelliti ci sono anche buona parte delle ONG, con il compito di preparare il terreno al "mercato" in molteplici modi e funzioni.