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"Dicono che fuggire non sia un gesto nobile, e che ci sia più coraggio nel restare: peccato, suggerisce Antonella Duccini con la sua prosa nitida, asciutta e precisissima, è una cosa così piacevole, a volte triste, a volte onesta, a volte pure divertente. Resta il fatto che la fuga è quasi sempre una richiesta d'aiuto, e anche il gesto necessario di chi lotta per rimanere o diventare se stesso. Jimi Hendrix una volta disse: «se sono libero, è perché sono sempre in fuga». Solo che bisognerebbe fuggire in modo elegante, disciplinato e sobrio, e invece certe fughe vengono fuori sfilacciate, sghembe e rumorose. Di certe fughe, sembra dirci l'autrice, resta solo il disordine. E quattordici ottimi racconti, aggiungerei io." (Francesco Mencacci)