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Il libro si apre con una poesia introduttiva, senza titolo, e il primo endecasillabo con una congiunzione: "E mi ritrovo in un momento al mare". Non è un caso. La sensazione di continuare un discorso interrotto, forse poco comprensibile ad una prima lettura, si chiarisce meglio quando, leggendo la poesia A Genova, che si trova ben più avanti nel libro, ritroviamo lo stesso verso inserito nel corpo del testo, unico esempio di auto-citazione della raccolta. Cosa accomuna dunque queste due liriche? Forse il percorso che dal dedalo di caruggi di Genova porta invariabilmente al mare, a Piazza Caricamento. Forse il fascino che questa città esercita su coloro che in lei riescono a vivere un'emozione di rinascita, di alba, di improvviso arrivo alla luce dopo il buio dei suoi vicoli. Nel primo testo è la stessa città ad essere paragonata ad un feto in attesa di una nascita che si rivela problematica e angosciosa ma tuttavia positiva, se accettata nella sua ineluttabile impenetrabilità. L'urlo (il dolore che inevitabilmente accompagna una nascita?) "E tu, ma tu, / dove sgorghi, quale fonte dannata / ti zampilla?" è analogo a quello di Bestemmie "gridato con tutta / la forza della gola". Ed ecco il titolo del libro dunque; titolo che vale sia come metafora della fortissima tensione avvertibile nella ricerca di un significato da dare all'esistere della vita e dell'Universo, sia come metafora del canto lirico, fare poesia.