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Salvare ciò che resta del pluralismo culturale può assurgere a imperativo categorico di una nuova forma di "resistenza" contemporanea, in grado di opporsi al dilagare dell'onda omologante, tanto per ragioni "estetiche" quanto per quelle "etiche". Mettere in discussione il "culto laico ed autoreferenziale delle moderne mitologie occidentali" è oggi possibile solo grazie alla "ragione" e alla filosofia occidentale suo esito diretto, unici veri imprescindibili punti di avvio: un eventuale "controilluminismo" è possibile solo a partire da premesse illuministiche. Si compirà un vasto excursus alle origini della cultura occidentale e di quella orientale, rilevandone differenze e punti di contatto, utili a comprendere come la modernità e le rivoluzioni tecnico-scientifiche occorse nel vecchio continente non siano che il risultato di una tendenza culturale alla separazione della materia in singole componenti e alla ricerca di "senso" fuori da sé, caratteristiche di quasi tutto il pensiero occidentale, dai Greci ad oggi. L'India, dal canto suo, offre all'opposto un itinerario volto alla ricomposizione della scissione dualistica. Ne consegue un elogio del "molteplice" quale eminente e irriducibile diversità rispetto all'"unico" prevalso in occidente. "Molteplicità" di cui l'India rappresenta il livello più altamente speculativo, fin dal primordiale pantheon vedico che costituirà la base di una riconsiderazione razionalistica dell'"arcaico".