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Il referendum in Crimea del 16 marzo 2014 segna una data spartiacque nel contesto delle relazioni tra Occidente e Russia. Con la separazione della penisola dall'Ucraina e la sua annessione alla Russia si è alzata una nuova cortina di ferro fatta di sanzioni e tensioni. Le restrizioni decise da Bruxelles e le contro-sanzioni comminate dal Cremlino stanno danneggiando tutte le parti in causa. L'Italia, in particolare, lamenta ogni anno la perdita di miliardi in mancato export, non solo nel settore agroalimentare. La "punizione" stabilita da Stati Uniti e Unione Europea rischia così di ritorcersi seriamente contro le proprie stesse economie. Il vasto piano di import substitution messo in campo da Putin negli ultimi anni non ha soltanto rafforzato il Made in Russia, stimolandone la diversificazione, ma ha addirittura spinto diverse aziende occidentali a spostare la produzione direttamente nel Paese dei cremlini, dove erano nel frattempo sorte nuove opportunità, a partire dall'Unione Economica Eurasiatica e dalla sua crescente rete di accordi commerciali.