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Le 1308 feste religiose lucane formano un patrimonio di dignità e grandezza della Basilicata. Appartengono alle tante storie di paese che insieme fanno storia. Storia particolare, se si vuole, ma pur sempre tale se con essa intendiamo ciò che continuamente accade nel tempo e che forma quello spessore stratificato su cui cammina la nostra memoria. Tutte insieme lasciano emergere la "religione vissuta" del lucano. Questo significa che per secoli egli l'ha intesa come partecipazione più dell'anima che di dottrine ecclesiastiche prescritte, determinando così un rapporto diretto con la divinità. L'autore focalizza i principali "agenti" culturali che hanno determinato il modo di pensare e di fare proprio degli abitanti del territorio: i monaci italo-greci, i francescani e i padri redentoristi di sant'Alfonso dei Liguori. La loro incidenza ha regolato le malinconie del lucano, figlie della povertà e della soggezione. Ha fornito tecniche con cui intrecciare in uno stretto connubio corpo e anima, obbedienza e rassegnazione, sottomissione e laboriosità. E la festa, momento di catarsi collettiva, ci svela uno degli aspetti fondanti della genealogia dell'identità lucana.