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"Le lingue dei ghiacciai invaderanno i centri commerciali, nuove alluvioni nasceranno dal limo del cemento disfatto" recita una delle poesie qui raccolte, un passaggio che esprime efficacemente il messaggio che l'autore cerca di trasmettere. Un messaggio di libertà, innanzitutto e soprattutto dai condizionamenti della società "dei consumi", una definizione che rivela il sostanziale disprezzo che questa società mostra nei confronti della vita e persino degli oggetti che essa stessa produce senza sosta. Laddove il consumo si pone in antitesi all'uso, evidenziando così il vero fine di tanto affaccendarsi: una produzione finalizzata al profitto e, conseguentemente e coerentemente con tale premessa, alla rapida distruzione ("obsolescenza programmata" secondo l'espressione coniata da Serge Latouche) di quanto viene prodotto. La libertà, pertanto, non è quella di scegliere un prodotto tra i tanti che ci vengono offerti, quotidianamente, in un folle carosello di immagini ammiccanti e di illusorie promesse. La si ritrova piuttosto nella possibilità di "indossare sandali d'erba" e di "chiedere la complicità delle formiche" per non turbare il silenzio di un bosco.