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Franco Testore, celato dietro lo pseudonimo di Fortunato Tuttobene, effettua riuscite ricostruzioni della prima metà del '900, che ambientano la visione romantico-anarchica, diffusa nella campagna emiliana con vicino l'importate respiro alieno dell'industria pesante, del mezzadro Ermete. Perfetto profilo di una società contadina al bivio, si delinea anche grazie a quelli che incontra: dal campo da coltivare al bar del paese, alle fughe sull'adorata bicicletta, al militare, alle bonifiche cui partecipa o al ciclismo, con i campioni nel neonato Giro d'Italia. Ma il suo sempre "della terra" si scontra con l'esaltazione per uno Stato moderno, rappresentata dal Partito Fascista: la società è divenuta simbolica e, sotto le armi, disprezza Filippo Tommaso Marinetti. Ma il suo padrone è un notaio rispettoso del lavoro, ed ecco aprirsi una prospettiva sociale, che non annulla i difetti di carattere in un uomo di 2 metri: al leader, il branco reagisce. La terra, la proprietà e la consulenza amorevole rezdòra e moglie Adalgisa, non bastano a capire. Ermete si scontra, cade e per sempre cercherà vendetta all'umiliazione. L'excipit consiste di alcune pagine di rara profondità e delicatezza.