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"M'incorniciavano il volto quattro dita di barbaccia a pizzo, capelli a cascata sulle spalle e un cappello d'alpino (quello del tenente) calcato in testa. Indossavo maglione e una giacca a vento inglese scesa con i lanci, più sei caricatori da Sten che mi coprivano completamente il petto. Una pistola P38, due bombe SIPE, un pugnale e una bomba al plastico completavano il mio arsenale, da cui mai mi separavo. Le munizioni erano un problema, in quanto le armi recuperate ne avevano scorte minime, tanto che i pidocchi trovavano rifugio nei caricatori. Inoltre, indossavo calzoni alla cavallerizza, calzavo un paio di stivali e portavo infine sulle spalle uno zaino contenente calze pulite e calze sporche." Ecco, il ritratto del comandante Remigio Tempesta nei suoi vent'anni da poco compiuti, completato da sguardo profondo e diretto, venato dalla sfumatura di spavalderia mista a compiacimento, tipica dell'età giovanile.