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«Ho cominciato ad ascoltare il mondo con l'udito del dialetto, a vedere il mondo con gli occhi del dialetto, a sentire le emozioni in dialetto, a pensare in dialetto. Ho cominciato a innamorarmi in dialetto, a provare dolore in dialetto, a conoscere la morte con le lacrime del dialetto, a capire le fondamenta del mondo con le parole e i silenzi del dialetto. I miei primi sogni sono stati in dialetto. Questo testo, che connette luoghi, tempi, mondi, lingue e persone, apparentemente lontani, è un omaggio, un inizio di nostalgia, un dato anagrafico che diventa impegno umano e culturale: insomma è un atto d'amore. Questo è un libro dentro altri libri, e io ho cercato soltanto di dare credibilità al testo letterario, una credibilità interna alla lettura, che spero provochi nel lettore quell'atteggiamento che Coleridge ha chiamato "sospensione dell'incredulità"».