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Nel ritmo diuturno delle stagioni, delle cerimonie liturgiche, delle ricorrenze laiche, fissate come inesclusivi snodi nella circolarità degli eventi del calendario convenzionalmente concertato, il Carnevale è un appuntamento fisso e irrinunciabile, pur nel mutare della sua percezione e rappresentazione. L'evento, infatti, non è solo, secondo una enfatica lettura, una metafora della vita, o una mera ricorrenza regolarmente incidente sul quadrante del tempo, esso è bensì una dimensione psichica ed etica, sensibilmente adeguata al divenire della storia della quale a suo modo costituisce anche una cifra esegetica. L'unicità assiomatica del tema, leggendo il coinvolgente lavora di Nigro, acquista paradossalmente una antidogmaticità, semplicemente perché si constata l'erroneità dell'uso del singolare, in quanto "il Carnevale" si disarticola e diversifica nel tempo e nello spazio, rendendo più esatto il numero plurale e quindi "i Carnevale".