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Un ingegnere milanese trapiantato in Sicilia che, emulando il suo personaggio televisivo preferito, il detective Martin il Freddo, conduce un'indagine parallela a quella delle autorità competenti, tra disavventure e colpi di scena. Un clochard, dall'ambiguo passato, ritornato in paese dopo una lunga degenza in un ospedale psichiatrico, che vende parole in rima. Una diga che, profanando l'intima sacralità del luogo, diviene nell'immaginario paesano presagio funereo di calamità e mali inesorabili. Attraverso una trama labirintica, disseminata di indizi inquietanti, e un'abile combinazione di suspence e leggerezza, Antonio Interlandi ci presenta una crime story che, scardinando apparenze e verità illusorie, ci rivela il volto grottesco della vita. Marcolle, immaginario paese della Sicilia orientale, (come nel precedente romanzo Benvenuti a Marcolle) diviene un dedalo di segreti, situazioni imprevedibili, personaggi sfuggenti, un regno dell'"ipocrazia", in cui nessuno è quello che sembra.