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Bella, colta, intelligente e saggia; dapprima amante, quindi sposa di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Protagonista, fin da giovanissima, di un amore travolgente col Signore riminese: l'amore più grande del Rinascimento, durato una intera vita, più forte delle convenzioni e delle convenienze. Coraggiosa nell'affrontare un rapporto prevedibilmente difficile; accorta nel saperlo coltivare e conservare. Splendente per la luce irradiata dalla figura del Principe; mitizzata dagli artisti e dai cantori di corte. Dopo gli anni della gloria, compagna e partecipe dell'inesorabile declino subìto da Sigismondo e dalla città. Sfortunata nella prole, perita prematuramente o tragicamente, sicché il suo seme non ha potuto dar frutti. Rimasta vedova ed esclusa dal governo cittadino, la sua vita si è conclusa nel silenzio e nella tristezza di un sogno inesorabilmente spento. Di lei ci restano i carmi dei poeti, le medaglie del Pasti, l'arca monumentale nel Tempio e la memoria imperitura del suo grande amore.