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Questo mio libro si divide in due parti. Nella prima parte, "romana", spero di essere riuscito, attraverso i miei versi in stile romanesco, a rappresentare l'anima della mia città natale e, in alcune poesie, l'incanto del Latium Vetus, cioè dei paesi adagiati sui Colli Albani. La seconda parte è dedicata ai luoghi della Tuscia di cui ho subìto il fascino durante i miei soggiorni estivi; fascino che secondo me non sta solo nei suoi boschi, nelle sue vigne cariche di uva fragola, nei dorati campi di grano, nei suoi borghi testimoni del nostro fecondo Medioevo, ma anche nello spirito della sua gente, tenacemente identitario, come si dice oggi, ironico e più spesso auto-ironico, come mi è sempre sembrato di cogliere attraverso alcune espressioni dialettali, o alcune storie paesane: uno spirito affine a quello che traspare dalla poesia di un Trilussa o di un Checco Durante, capace di sciogliere in un sorriso anche le situazioni più serie e più tristi, espressione di un modo di superare le avversità della vita con una saggia "scrollata di spalle".