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Nell'aprile del 1977, a Buenos Aires, quattordici donne si affacciavano sulla scena pubblica proclamandosi, prima di tutto, madres de desaparecidos. Marciando sulla piazza, nel cuore della città, con i capelli raccolti in anonimi fazzoletti bianchi, di giovedì in giovedì quel piccolo gruppo diventava un movimento grande. Erano le Madres de Plaza de Mayo. Ludmila Bazzoni, nata e cresciuta in Argentina, mette in gioco gli strumenti raffinati delle teorie politiche, i guadagni del pensiero femminile e le testimonianze di una lingua che è anche sua, per proporre una lettura avvincente e squisitamente filosofica di quel movimento. E passando per le riflessioni di Hannah Arendt, Judith Butler, Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo, l'autrice mostra come, portando fuori casa relazioni autentiche, saperi quotidiani e una buona dose di senso pratico, le Madres hanno trasformato la perdita in una vera e propria rivoluzione simbolica. Inaugurando una politica del tutto inedita.