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"Nulla, come il ritratto, costituisce una sfida di mimetismo per l'artista che lo esegue; nessun prodotto artistico, come la rappresentazione delle persone e dei volti, è altrettanto compromesso nello snodo cruciale realtà/apparenza. Il mito di fondazione del ritratto, riportato da Plinio, (Naturalis historia, XXXV, 151), è in un profilo intessuto d'ombra da una fanciulla alla luce di una lanterna, prima che il volto amato si allontani... Manipolatore eccentrico delle estensioni spazio-temporali, non meno che delle tecniche di straniamento, Galeazzo Viganò ha sempre dimostrato che lo scopo della sua pittura non è certo la simulazione, ma l'evocazione simbolica, per cui ogni effetto di mimetismo è convenzionale e non referenziale. Questa attitudine si rivela inesorabilmente anche nei suoi ritratti."