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Per fare bene il mestiere di malato bisogna essere sani! È questa la paradossale conclusione a cui giunge la narratrice di questa complessa storia di malattia. Il mestiere di malato richiede infatti "mente lucida, nervi saldi, grande pazienza". Quel "mondo dei sani", che è stato il suo fino a poco tempo prima, diventa ora un territorio nuovo, estraneo, da scoprire, da esplorare. Nulla è più indicativo di questo sconvolgimento relazionale del rapporto con le badanti, e a ragione la narratrice dedica ad esso molte pagine. "Badante" non è una professione né un mestiere; non è in genere neanche una scelta, un progetto di vita. Si tratta di donne costrette ad abbandonare casa e affetti per necessità economica; donne per le quali l'assistito rappresenta più che una persona un'opportunità economica. Denuncia con intenzionale consapevolezza le difficoltà in cui incorre quotidianamente l'ammalato cronico: nella relazione con il sistema sanitario e l'apparato medico, con l'assistenza privata, con il mondo esterno e nella gestione delle vita quotidiana. La malattia diventa veicolo di indagine e di crescita interiore.