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Attraverso la storia di Natasha, reclutata insieme a sua sorella dal Kgb, Nicola Mongiardo coglie le sensazioni di chi ha negli occhi la furia soffocata della sopraffazione, di chi lotta per non farsi scippare la vita e l'identità, di chi malgrado tutto continua a credere nella potenza evocativa della poesia. Sullo sfondo il solenne silenzio della tundra si spande su ogni cosa come una dolce carezza cieca: un'ulteriore dimensione che accentua il senso di tenerezza introspettiva che emerge dal romanzo.