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"La parlata dei "marinári" è una sintesi sublime tra le esperienze pratiche del vissuto quotidiano, fatto di fatica, privazioni, ingegno, coraggio e prudenza, per poter sopravvivere alle molteplici difficoltà che la vita in mare comporta, e il retaggio di una tradizione secolare, greca e latina, tramandata con vocaboli specifici, da generazione in generazione. Si veda, tanto per fare un esempio, la seguente espressione idiomatica: "tántu róce lu písciu a llu scúogliu, fínu (o 'nzínu) c'arríve a llu scaravágliu" 'tanto gironzola il pesce intorno allo scoglio, finchè arriva alla tana'. E in senso figurato l'aforisma indica quegli uomini che non hanno ricetto, non hanno un alloggio dove stare (non per rinuncia, ma per conquista). Si allontanano dalla propria casa per un'avventura amorosa, ma poi, pentiti, ne fanno ritorno (s'accàsano), e in questo assomigliano ai pesci che restano accalappiati!..." (Michele De Luca)