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Il 15 novembre 1974, alla bolognese Galleria de' Foscherari, s'inaugura la mostra "Ghenos Eros Thanatos". Il curatore, Alberto Boatto, è uno dei più originali critici d'arte italiani. Tredici artisti (da Alighiero Boetti a Gino De Dominicis, da Giosetta Fioroni a Jannis Kounellis) sono raccolti, fra la nascita e la morte, dalla "forza che tenta di far legamento fra i due estremi": l'erotismo. Psicoanalisi, antropologia, cultura del "negativo" sono gli strumenti di questo "richiamo al represso, a quanto è vietato perché non allineato col presente e ne rappresenta il male". In occasione della mostra esce un libro che è, e non è, il suo catalogo: un "libro-mappa", "un periplo attorno alle situazioni limite della vita", "culmini cavi" della nostra esistenza. È il libro nero dell'arte italiana: messale sulfureo dei suoi riti più segreti e perturbanti. Come scrive Stefano Chiodi, "né saggio critico, né scritto teorico, né testo letterario, o meglio tutte queste cose assieme", Ghenos Eros Thanatos nega e insieme porta all'estremo, forse, la vicarietà e insieme il vampirismo dello scrivere sull'arte (nonché della critica in generale).