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Armando Rotondi si misura in un breve saggio, ma denso e articolato, su Tony Tammaro: cantante-attore (cantautore e cantattore), cabarettista e quant'altro che della "tamarritudine" (più che "tamarraggine") partenopea è stato, appunto, cantore e benevolo censore in un lasso di tempo che dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso arriva sino a oggi. I suoi testi, a partire dalla celebre "Patrizia (reginetta di Baia Domizia)", in una lingua miscidata di italiano e napoletano, documentano mode e miti, aspirazioni e limiti del cafone, il tamarro, in napoletano, su cui Tony ha forgiato il suo nome d'arte: Tammaro, appunto. Per tutto ciò, vorrei concludere questa breve nota apportandomi all'incipit del saggio: "Una domanda sorge spontanea: perché scrivere su Tony Tammaro?", modificandolo molto poco ma in modo sostanziale: Una domanda sorge spontanea. Perché non scrivere di Tony Tammaro? La lettura di questo interessante e divertente volumetto di Armando Rotondi fornirà al lettore adeguate risposte.