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"Una Palma d'oro e un Oscar europeo come miglior attore, eppure, la prima cosa che associo al suo nome è un suono. Rimane nelle orecchie, e sotto la pelle, quell'«amore» - appellativo che il protagonista da lei interpretato in Dogman utilizza rivolgendosi ai cani - pronunciato con consapevolezza dolceamara. Li chiama, ed è come se volesse allo stesso tempo proteggere e incitare; e in quel chiamare - che in una sorta d'identificazione inspiegabile colpisce chi guarda e ascolta - sembra vivere tutta l'offuscata lucidità di un uomo che non può scappare da sé stesso, dal bene e il male che abitano in tutti, dalla lotta universale e senza tempo fra queste due forze, dal gioco ancestrale fra vittima e carnefice che si diverte a invertire le parti da recitare. Ma è chiaro - e la sincerità, la veracità, di quel suono che tanto smuove e scuote ne è testimonianza fedele - che più che recitare lei abbia semplicemente, un semplicemente che rima con verità e non con facilità, raccontato. Perciò vorrei chiederle: quanto coraggio ci vuole per accettare le sfumature, le zone d'ombra, le vie di mezzo?..."