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"Ecco, l'anima, la mia, tra presentimenti e trasalimenti cerca le tue corpose parole, che sono un sapere che non è della storia ma della vita. Quella in cui si rimane come naufraghi - per usare il titolo della tua raccolta in cui poesia e narrazione innervano e sorreggono ciò che a ragione definisci una lunga lettera in itinere - quando i suoi tanti agguati, gli insistiti dinieghi e i suoi aguzzi frammenti aprono ampi varchi all'algebra delle lacerazioni e delle solitudini. Ma a te non manca - lo so, lo sai - lo sforzo vigile di cauterizzare le ferite aperte dalla falcidia del tempo-vita. Ed è forse per questo che mi fermo a pensare all'asfodelo, un fiore che in lande remote, dove si crede morta anche la morte, con i suoi esili scapi è l'unica nota di vita" (dalla prefazione di Sandro Galantini).