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C'è chi la chiama malattia, chi la chiama vizio, chi la chiama stupidità, chi la chiama addirittura oppio dei popoli. Io la chiamo passione. Anzi, passioni. Perché sono tante. Che ti vengono trasmesse da un nonno nella culla, o entrando in uno stadio, o prendendo a calci un pallone insieme a tanti come te. Che ti portano all'esaltazione per un bel gesto, alla commozione per una storia triste e romantica, alle lacrime, di disperazione per un gol preso, di gioia per un gol fatto. Sarà anche una malattia, ma è una gran bella malattia. Ecco, è a tutti i malati come me, che sono dedicate queste storie. Ma anche gli altri ci dovrebbero dare un'occhiata. Quelli per i quali il calcio è "ventidue miliardari in mutande che corrono dietro a un pallone" (che, come dice giustamente il mio amico Riccardo 'Bente' Rovinetti, sarebbe come definire le lasagne "una stratificazione di cereali e bovino macinato"). Fateci un salto, in queste pagine. Sta a vedere che alla fine cambierete idea.