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Eroe tragico, secondo la definizione di B. Knox, è colui che prende una decisione sorta dagli strati più profondi della sua natura e vi si attiene ciecamente, con sovrumana ostinazione: il destino si delinea allora come gioco fra il perseguire la forza determinante della propria personalità e lo scontrarsi con ciò che anche involontariamente si è prodotto tramite l'agire, in un orizzonte in cui l'esito supremo, al di fuori della sua trasposizione e idealizzazione sul piano estetico, non è accompagnato da alcuna prospettiva di riscatto. La morte è però anche ciò che dà forma alla vita vissuta, esaltandola, e che ci mette di fronte, nella perdita, agli affetti più profondi. La vicenda di Achille - dalla pertinacia che gli impedisce di superare l'affronto di Agamennone, attraverso la dismisura del dolore e della vendetta, fino alla risoluzione di dare ascolto alle preghiere di Priamo - trova allora, non solo nella scomparsa, ma nel ritorno di Patroclo in sogno, il suo punto di svolta, nel suo richiamo ai legami che tengono insieme, nella gioia e nella sofferenza, la sorte del singolo con quella di tutti gli uomini.