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Se si dovesse indicare ciò che rende particolarmente istruttiva la lettura di Die Macht des Blutes im Werden der Völker di Karl Ludwig Lechler, non occorrerebbe dilungarsi oltre misura; basterebbe soffermarsi esclusivamente sui seguenti tre aspetti. L'autore. Laureato in medicina, igienista razziale, ma soprattutto Gauamtsleiter del Rassenpolitische Amt dello NSDAP nel Württemberg-Hohenzollern. Una posizione preminente, la sua, nella struttura gerarchica, e un ruolo fondamentale quale istruttore e divulgatore. Il contesto. La realtà da sempre prevalentemente contadina del suddetto Gau, a quei tempi definito il "granaio del Land", il che spiega i frequenti rimandi nel testo a Richard Walther Darré e le molte citazioni dai suoi principali scritti. Il fine. Questo libro è un interessante esempio di che cosa si intendesse nel Terzo Reich per lettura della storia da un punto di vista razziale. Prestando una particolare attenzione soprattutto alle pubblicazioni di Hans F. K. Günther e di Ludwig Ferdinand Clauß, l'autore ci offre una panoramica che spazia attraverso i millenni, dall'uomo preistorico alle prime migrazioni di popoli, dai Goti ai cavalieri medioevali, per culminare infine in quel "laboratorio" che, secondo Lechler, spiega in miglior modo e chiarisce l'effetto delle diverse anime razziali su un popolo: la Spagna.