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Quelle studiate e presentate in questo volume sono presenze che agiscono in un una dimensione, apparentemente, non umana. Una dimensione che, se calata nella realtà meridionale e napoletana in particolare, si mostra strettamente continua, se non addirittura confusa, con quella umana. Una realtà sociale e culturale in cui i morti, la morte stessa e tutte le sue rappresentazioni, sono espressione compiuta di un atteggiamento, verso la vita stessa e la sua paradossale opposizione, in cui tutto acquista e mantiene il senso dell'esserci in uno spazio e un tempo che, per quanto storicamente definito, il nostro qui e ora, non appartiene a nessuno, ma è agito come bene o dannazione comune. La morte e la sua immagine non fanno paura a una società che si ritrova al cimitero delle "fontanelle" ad accudire, come fossero propri parenti, i teschi di anonimi defunti: le anime "pezzentelle". I luoghi del cordoglio sono anche i luoghi dell'incontro. E con la stessa disposizione si interloquisce con la presenza di anime vaganti nelle case e con gli spiriti folletti, dispettosi e capricciosi geni della casa, che ogni napoletano ha già conosciuto nelle narrazioni di parenti e amici.