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Secondo il cancelliere austriaco principe von Metternich, l'Italia altro non era che "un'espressione geografica". Sbagliava. Ma 150 dopo cosa resta del luminoso collante linguistico-culturale a cui guardavano i "padri" della patria: da Mazzini a Garibaldi, da Vittorio Emanuele II al Cavour? In queste pagine Giulio Guderzo riflette su oltre un secolo di storia nazionale e su ciò che oggi lega il 17 marzo - anniversario dell'Unità - alle ricorrenze del 4 novembre (la fine vittoriosa della "Grande guerra", che per taluni è l'atto conclusivo della stagione risorgimentale) e del 25 aprile (la Liberazione dal nazifascismo). E lo fa in una prospettiva europeista, "in vista di quell'unione federale che già Cattaneo profeticamente additava come decisiva per lo stesso civile, pacifico, futuro del nostro continente".