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"'Avrò lasciato almeno un epistolario', scrive Izzo scherzosamente, a chiusura di una delle sue lettere, proprio lui che si era emozionato a vedere e a toccare gli autografi di casa Gambarin. Ma nessuna reverenza sacrale, in noi che sfogliamo oggi queste pagine: sarebbe stato il primo a non tollerarla. Diciamo una lezione in più, oltre quelle di cui doveva beneficiare la prima destinataria, ascoltatrice privilegiata; e sarebbe interessante misurare il cammino coerente e rigoroso compiuto da quest'ultima, da quei primi versi sorprendentemente maturi e felici, alla musicalità solenne eppure inquieta di 'Esercizi' (1980) e della splendida versione 'Dall'Eneide' (1984). Oppure diciamo che fra i tanti libri che sono stati scritti, compresi quelli di Carlo Izzo e di Giovanna Bemporad, c'è ancora spazio, per fortuna, per le pagine immaginarie di qualche altro libro ancora da scrivere." (Dalla prefazione di Maria Pia De Angelis e Guido Fink)